Quando parliamo di tempera intendiamo fare riferimento a pigmenti disciolti, o stemperati come si dice tecnicamente, in in legante che può essere di varia natura. La temepra più conosciuta nella storia dell’arte è la tempera all’uovo, in cui i pigmenti sono tenuti insieme a creare un ‘film’ coerente da un legante, in questo caso il rosso d’uovo.
Esistono svariati tipi di tempere impiegate in antichità e svariate tempere moderne. L’argomento di questo post è un tipo di tempera poco indagata, perchè diffusa relativaente poco o comunque non all’interno delle arti ‘nobili’: la tempera a guazzo, spesso confusa con l’acquerello. Vediamo perchè.
Il guazzo (o gouache) si differenzia dalla tempera classica in quanto la sostanza agglutinante è, invece della colla animale o del tuorlo d’uovo, un legante di natura polisaccaridica come una gomma vegetale. Filippo Baldinucci nel Vocabolario toscano dell’arte del disegno descrive questa tecnica con le parole «Un modo di stemperare i colori con colla di limbelucci, o gomma arabica, o altre simili cose viscose e tenaci.». Sotto certi aspetti risulta quindi simile all’acquerello in cui il legante principe è appunto un materiale di natura vegetale come la gomma arabica, ma la differenza sta nei dettagli.
Ai colori mescolati con il legante veniva poi aggiunta una bassa percentuale di pigmento bianco (solitamente gesso o biacca) che fungeva da carica per aumentarne la matericità. Una sorta di tecnica per trasformare la classica trasparenza dell’acquerello in tempera, dalla natura più corposa.
La difficoltà nell’utilizzo di questa tecnica sta nella diversa colorazione che il colore presenta con il processo di essiccazione, soprattutto nel caso in cui si lavori a più riprese. Asciugando, i colori si schiariscono dando un effetto plastico ad imitazione della pittura ad olio. Dall’Ottocento fino alle metà del XX secolo per aumentare l’effetto di lucentezza tipico dell’olio venivano utilizzate delle resine naturali come dammar o mastice nella verniciatura finale.
Inizialmente ho detto che non si tratta di una tenica molto diffusa o studiata, soprattutto perchè non sinteressa le ‘arti maggiori’, infatti questo tipo di tecnica risulta utilizzata nella preparazione di cartoni teatrali, nella pittura su seta, sulla carta o, in alcuni casi, su tela. Tuttavia, essendo una tecnica di facile utilizzo e stesura non è raro trovarla al di sotto dei dipinti ad olio come stesura preparatoria.
GRASSI – PEPE, 2003. Il termine “guazzo” compare a partire dal XVI secolo in Italia, diffondendosi fino al XVIII secolo in Francia con il nome di “gouache”. Nel Dizionario di H. Lacombe (1751) si forniscono alla voce Detempre queste indicazioni «On peint à detempre sur des murs de plâtre, sur du bois, sur des peaux, sur de toiles, souvent même, sur de gros papiers forts… On ne fait, surtout, usage pour les Éventails, les décorations de Théâtre» (« Dipingesi a guazzo sul gesso, sul legno, sulla pergamena, sopra la tela, e spesso ancora sopra validi cartoni… Fassene più che in altro, uso nei ventagli, nelle decorazioni teatrali. »).
| Per saperne di più
- Baldinucci Filippo, Vocabolario toscano dell’arte del disegno. Firenze 1681
- Grassi Luigi, Pepe Mario; Dizionario dell’Arte. Termini, movimenti e stili dall’antichità ad oggi. UTET Diffusione Srl, 2003
- Maltese Corrado (a cura di), Preparazione e finitura delle opere pittoriche. Materiali e metodi. Aa. Vv. MURSIA. 1993
- Paolini Claudio, Faldi Manfredi; Glossario delle tecniche artistiche e del restauro. Edizioni Palazzo Spinelli, 2005
- Piva Gino; Acquerello e Tempera. Tecnica pittorica. Hoepli. 1988

